Regenerierung des Territoriums und Raumgestaltung

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Beschleunigt durch die Pandemie entwickeln die Menschen ein stärkeres Bewusstsein für ihren Wohnraum und entwickeln eine neue Beziehung zu ihrem lokalen geographischen Umfeld. Wir sprechen mit AMAA und studio wok, zwei vielversprechenden jungen italienischen Architekturbüros, über die wichtigsten konzeptuellen Fragen der Raumgestaltung.

Che cosa significa riqualificare un edificio; come relazionarsi alla storia del territorio; come porsi di fronte ai nuovi quesiti sullo spazio abitato, imposti dalla pandemia. Rispondono due tra i più promettenti giovani studi di architettura italiani: AMAA, vincitore del Young Italian Architect competition 2020, e studio wok, finalista del Young Italian Architects prize, Biennale di Venezia 2012.

Che cosa significa il racconto del territorio nella progettazione/ riqualificazione di una casa?

studio wok (Marcello Bondavalli, Nicola Brenna, Carlo Alberto Tagliabue). Il nostro approccio metodologico e progettuale è artigianale. Per lo sviluppo dei nostri lavori, rileviamo con attenzione le caratteristiche fisiche del luogo di progetto: il paesaggio, i materiali che connotano il territorio di riferimento, la luce, l’atmosfera. Una parte essenziale del nostro lavoro è lo studio dei materiali, il confronto con gli artigiani e i produttori locali per conoscerne le qualità e, attraverso la campionatura, impararne le caratteristiche. Per quanto riguarda il concetto di riqualificazione, la nostra ricerca della sostenibilità ambientale non è solo legata all’uso di determinati dispositivi tecnici e impiantistici, ma è soprattutto un processo progettuale e costruttivo che considera – e sfrutta – gli aspetti naturali e ambientali specifici di ogni luogo.

Le planimetrie delle nostre architetture sono semplici: lo spazio abitato è definito da blocchi o arredi su misura che giocano con i materiali e la luce. Ci piace lavorare con il legno, la pietra e con superfici colorate. Adoperiamo spesso il grès porcellanato nei rivestimenti dei bagni e giochiamo con i suoi colori e le texture tridimensionali.

La pandemia ha reso le persone più consapevoli dello spazio abitato. Secondo voi questo porterà a dei cambiamenti nell’architettura?

Complice il periodo che ci vincola a vivere a lungo in spazi chiusi, la qualità dei luoghi ha assunto un’importanza che prima veniva sottovalutata. La casa contemporanea, basata sull’open space e camere piccole, è andata fortemente in crisi: le stanze ridotte al minimo e i soggiorni aperti rendono difficile lavorare od organizzare la vita quotidiana di una famiglia. Per noi è importante pensare e progettare spazi domestici flessibili e adatti a diverse funzioni durante l’arco della giornata.

Da quali analisi partite nella progettazione/riqualificazione di una casa o di un immobile esistente?

AMAA (Marcello Galiotto e Alessandra Rampazzo). L’architettura è risultato di un processo complesso, mai uguale a sé stesso né lineare, basato sul continuo lavoro critico sulle opzioni progettuali e sul ruolo primario dell’Idea. Il Fare, altrettanto importante, ricerca l’equilibrio tra teoria, ordine e risultato. Teoria è sintesi di un background di modelli e riferimenti. Ordine ne è traduzione progettuale inserita nel contesto e il momento della costruzione ne dà matericità. La vera sfida sta nel preservare l’essenza dell’Idea fino al risultato.

Negli anni ci siamo confrontati con il recupero e la rigenerazione di spazi ex-industriali. Tra questi, il progetto del nostro studio ad Arzignano (VI), in cui un box indipendente cerca relazioni con le geometrie e i materiali esistenti: cemento, acciaio, lamiere grecate e vetro. Il risultato è una struttura scatolare su due livelli in cui tutto appare per ciò che è. Invece, nel caso del recupero di una barchessa storica a Lonigo (VI), la tensione tra antico e nuovo si concretizza in una scala pleonastica in cemento, indipendente dal solaio ligneo e dalla muratura in pietra esistenti. Il restauro del tetto ha previsto il recupero di materiali di riuso provenienti da strutture analoghe nel territorio.

La pandemia ha reso le persone più consapevoli dello spazio abitato. Secondo voi questo porterà a dei cambiamenti nell’architettura?

Siamo portati a considerare che tutto ciò che la condizione di emergenza Covid ha rappresentato svanirà. La storia è ciclica, così le grandi epidemie vengono dimenticate in favore di una rinascita. E nessuno di questi tragici eventi ha generato cambiamenti significativi nella concezione dello spazio architettonico. La soglia, però, potrebbe assumere in sé la memoria storica e mostrare le tracce dei mutamenti sociali. L’ingresso è il luogo dove lasciare i pensieri e le inquietudini, per vivere più serenamente l’interno della casa. Un momento che si trasforma in spazio, dove si lasciano le scarpe e ci si lava le mani per abbandonare le impurità. Un luogo dove si attivano e si spengono le energie.